Oggi la Commissione Europea ha presentato un pacchetto di riforme che include Clean Industrial Deal, Action Plan for Affordable Energy e Omnibus, volti a rafforzare la competitività dell’industria europea e accelerare la transizione verso un’economia a zero emissioni, semplificando, forse eccessivamente, il pacchetto di norme finanziarie sul clima adottato l’anno scorso. Programmato in uscita per oggi, ma poi rimandato, l’emendamento della legge sul clima con il target per il 2040, che avrebbe fornito maggiore chiarezza sul livello di ambizione e rapidità del progetto di decarbonizzazione europeo.
I provvedimenti su industria e energia fanno seguito al Report Draghi e la pubblicazione del Competitiveness Compass e definiscono il percorso di attuazione del Green Deal, identificando la decarbonizzazione e la competitività come i due elementi chiave di una strategia di crescita europea. Questo pacchetto intende rispondere alle sfide della scarsa crescita economica e della competitività tecnologica che l’Europa si trova, oggi, ad affrontare. Il nuovo patto per l’industria pulita si concentra su due settori strettamente legati: le industrie ad alta intensità energetica e il settore delle tecnologie verdi, in quanto la decarbonizzazione delle prime si avvantaggia delle seconde, alimentando domanda e mercati.
Marta Lovisolo, Senior policy advisor politiche europee di ECCO, il think tank italiano per il clima ha detto:
“Secondo Bruxelles, la competitività delle imprese si raggiunge attraverso investimenti nelle tecnologie della transizione, ovvero rinnovabili ed efficienza energetica. Attraverso il Clean Industrial Deal, l’Europa offre agli Stati Membri gli strumenti per garantire che la convenienza economica delle rinnovabili possa essere colta dai consumatori finali.
Adesso sta agli Stati, e quindi anche all’Italia, tradurre queste indicazioni in politiche nazionali, in particolare per quanto riguarda le componenti fiscali e parafiscali del prezzo dell’elettricità, che oggi, rendono la bolletta elettrica una delle più care in Europa.
Clean Industrial Deal e competitività europea
Il Clean Industrial Deal (CID) fornisce all’industria europea obiettivi chiari. Si reitera l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del -90% al 2040 e si riconosce come la dipendenza dall’importazione dei combustibili fossili sia la causa principale dei maggiori e più volatili costi dell’energia rispetto ai competitor globali.
Il CID conferma la centralità dell’elettrificazione nel processo di decarbonizzazione e per la competitività dell’industria europea, individuando un obiettivo europeo del 32% al 2030. L’elettrificazione e il passaggio a una generazione di energia pulita e domestica, con un obiettivo di 100GW installati al 2030, assieme all’efficienza energetica, sono gli elementi chiave della riduzione dei prezzi energetici. L’Action Plan for Affordable Energy, inoltre, identifica le azioni che gli Stati Membri possono mettere in pratica per il decoupling del prezzo elettrico dal prezzo gas.
Elemento fondamentale rispetto alla creazione di un business case per la decarbonizzazione è la certezza di un mercato per i beni decarbonizzati. Per questo il CID promette misure concrete sul lato della domanda, partendo da un sistema volontario di labelling sull’intensità carbonica dei prodotti industriali basata sull’ETS e fino alla revisione della normativa sugli appalti pubblici prevista per il 2026.
Infine, come misura di breve termine, si identifica un fondo di 100 miliardi di euro, l’Industrial Decarbonisation Bank, per garantire il finanziamento della transizione dell’industria, alimentato con i proventi delle aste EU ETS.
Marta Lovisolo, Senior policy advisor politiche europee di ECCO, il think tank italiano per il clima ha
sottolineato:
“Per garantire la competitività europea, è essenziale che l’Affordable Energy Action Plan mantenga un approccio di lungo termine, evitando di affidarsi esclusivamente a misure emergenziali come gli aiuti di stato per abbassare il costo dell’energia.
Il Clean Industrial Deal rappresenta un’opportunità strategica per rafforzare la competitività dell’industria europea, offrendo certezza sugli investimenti e accelerando la transizione verso un’economia sostenibile. Tuttavia, è essenziale mantenere un quadro normativo stabile e trasparente per garantire la realizzazione degli obiettivi climatici ed economici dell’Europa.”
Semplificazione normativa: il pacchetto Omnibus
Il pacchetto Omnibus, anch’esso presentato oggi, intende semplificare le normative su CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive) e tassonomia, riducendone lo scopo e sollevando dubbi sulla trasparenza sugli investimenti per la transizione ecologica e riducendo la responsabilità delle aziende nei confronti delle normative climatiche.
L’innalzamento delle soglie per la reportistica di sostenibilità e il rinvio dell’applicazione di CSRD e CSDDD sono elementi che aumentano l’incertezza per imprese e investitori, soprattutto per coloro che si erano già attivati per rispondere alle normative.
Foto di Guillaume Périgois