La riforma della Costituzione italiana, approvata l’11 febbraio 2022, ha introdotto un cambiamento significativo, riconoscendo l’importanza di bilanciare progresso economico e sociale con la salvaguardia dell’ambiente nell’interesse delle future generazioni.
In occasione del terzo anniversario della riforma costituzionale, ECCO e ASviS hanno presentato uno studio sulle implicazioni della riforma per la definizione di politiche pubbliche sul clima. Lo studio è frutto di un percorso di approfondimento avviato nel febbraio 2024 insieme a esperti e costituzionalisti, culminato con la presentazione di un ventaglio di proposte per la definizione delle politiche climatiche, ed è stato simbolicamente consegnato a Maria Elisabetta Alberti Casellati, Ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa durante l’evento “La Costituzione è cambiata: come cambiare l’Italia”.
Leggi lo studio “Il clima in Costituzione: le implicazioni per le politiche pubbliche”
Clima in Costituzione: obiettivi e sfide
Lo studio, attraverso i contributi di diversi autori, tra i quali Anna Finocchiaro, Cesare Pinelli, Andrea Ferrazzi, Francesco Tomasone e Lorenzo Carrozza, affronta il tema della riforma costituzionale da diverse prospettive, inquadrando le sue implicazioni per la governance climatica italiana.
I contributi sono accomunati dall’obiettivo di offrire una riscoperta del “senso” dei nuovi principi fondamentali. Si rileva la necessità, tuttavia, di affiancare a questi principi un percorso di attuazione normativa che ne permetta la piena realizzazione.
Tra gli elementi che ostacolano il raggiungimento di questo obiettivo, lo studio evidenzia:
- una complessità oggettiva nella traduzione a livello nazionale di un processo globale, spinta dall’indebolimento dei processi multilaterali;
- una mancanza di una volontà politica, senza la quale si rischia che l’introduzione del concetto di giustizia intergenerazionale nel diritto costituzionale si traduca in uno sterile adempimento formale;
- l’assenza di efficaci regole di garanzia per assicurare l’indipendenza del legislatore rispetto a interessi particolari legati alla convenienza di ritardare la transizione e l’uscita dai combustibili fossili.
L’attuazione dei principi attraverso una legge sul clima
La migliore evidenza della presa in carico, da parte del legislatore, dell’attuazione dei nuovi principi sarebbe l’approvazione di una legge sul clima, uno strumento normativo che permetterebbe la definizione del processo di decarbonizzazione.
Per garantire l’efficacia di un tale quadro normativo di riferimento, viene identificata una serie di azioni di supporto, come:
- la costruzione di un sistema fiscale e parafiscale coerente rispetto agli obiettivi climatici, con regole efficaci di condizionalità della spesa pubblica;
- l’individuazione delle risorse per i mercati verdi;
- la costruzione di nessi con la finanza privata;
- la definizione di regole per ridurre i rischi di costi residui (stranded cost) negli investimenti pubblici e nella regolazione delle infrastrutture energetiche.
A queste misure si dovrebbe unire, infine, l’adozione di strumenti di monitoraggio, accountability, indipendenza e partecipazione nella definizione delle politiche climatiche, per assicurare che queste siano coerenti con una visione di sostenibilità sociale ed economica della transizione.
Le politiche pubbliche devono infatti partire dai bisogni concreti delle persone per declinare la decarbonizzazione nella casa, nei trasporti e nel lavoro.
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