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Transizione del settore auto: la soluzione non è la neutralità tecnologica

Questo articolo si inserisce nel ciclo di attività della conferenza realizzata da ECCO insieme all’Università Bocconi e Agora Verkehrswende: Neutralità tecnologica e Green Deal europeo. Quali soluzioni per la competitività dell’industria dell’auto europea?

Leggi gli Atti della Conferenza

Leggi il discussion paper “Technology-neutral vs Technology-specific Policies in Climate Regulation: The Case for CO2 Emission Standards”


Tra pochi giorni mancheranno esattamente dieci anni allo stop alla vendita di auto nuove a combustione interna in Europa. Nel frattempo, la fine del 2024 – un anno difficile per il mercato dell’auto, nonostante la tenuta delle vendite di veicoli elettrici rispetto ad altre motorizzazioni – ha riacceso il dibattito su un possibile ripensamento delle regole europee nel segno della neutralità tecnologica.

La richiesta di un approccio tecnologicamente neutrale nelle politiche per la transizione verso le emissioni zero è sostenuta dai conservatori europei. Il gruppo dei Popolari al Parlamento europeo ha recentemente presentato una proposta per allentare le normative esistenti, sostenendo che “le politiche climatiche dell’UE dovrebbero privilegiare misure basate sul mercato [e che] questo approccio consente di ridurre le emissioni di CO₂ al costo più basso offrendo ai consumatori la possibilità di scegliere e permettendo agli ingegneri di competere nello sviluppo delle soluzioni migliori”

Sebbene queste argomentazioni possano sembrare convincenti, gli economisti evidenziano come un approccio regolatorio improntato alla neutralità tecnologica per la decarbonizzazione della mobilità su strada possa comportare un fallimento di mercato nelle politiche climatiche, con ripercussioni sulla competitività europea nel mercato globale dell’auto.

L’efficacia di tali politiche si basa su ipotesi di mercati perfettamente funzionanti, attori informati e razionali, piena internalizzazione dei costi e benefici esterni. Tuttavia, il mercato reale è caratterizzato da numerose imperfezioni che rischiano di rallentare o deviare dal raggiungimento degli obiettivi ambientali e industriali prefissati. Tra queste, le esternalità legate agli investimenti in sviluppo e innovazione (rischi di mancata capitalizzazione dei benefici derivanti dall’innovazione); le asimmetrie informative (decisioni di consumo basate su informazioni incomplete); le distorsioni nei comportamenti economici (interessi a breve termine e scelte subottimali); la dipendenza da tecnologie consolidate (resistenza al cambiamento); le difficoltà di coordinamento tra le imprese (adozione di standard comuni); la difesa di interessi acquisiti (mantenimento di posizioni dominanti); la lentezza dei sistemi formativi nell’adattarsi alle sfide tecnologiche emergenti (carenza di competenze).

Queste imperfezioni giustificano l’adozione di un mix di politiche per favorire lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie più efficaci per raggiungere gli obiettivi climatici e garantire la competitività nel mercato. Per entrambe queste dimensioni l’elettrico è l’unica alternativa valida.

Dal punto di vista industriale, l’analisi delle origini e delle implicazioni di queste imperfezioni evidenzia come la regolamentazione europea sugli standard di emissione di CO₂ delle flotte e l’obiettivo di stop alla vendita di veicoli a motore endotermico entro il 2035, abbiano contribuito a mitigare problemi quali la sottostima o il ritardo degli investimenti nel settore, sebbene alcune criticità permangano.

I principali produttori europei non chiedono modifiche all’attuale regolamento, se non per evitare di pagare eventuali multe, questione delicata: senza penalità la normativa stessa perderebbe di concretezza. Grazie agli standard, l’industria automobilistica europea ha anticipato gli investimenti in innovazione di prodotto e processo, evitando di accumulare ritardi rispetto ai principali competitor internazionali. Lo ha fatto sicuramente Stellantis e oggi apre a investimenti in Italia con la proposta di un piano industriale in linea con la strategia dell’azienda e l’obiettivo di transizione delle produzioni verso l’elettrico.

Il dualismo tra produzione di veicoli elettrici e endotermici è insostenibile e compromette la capacità dell’industria di innovare e scalare la produzione, riducendo la competitività rispetto ai costruttori cinesi e americani, che stanno rapidamente conquistando quote del mercato globale. Questo aspetto non potrà essere ignorato nella definizione del piano industriale europeo per il settore.

In questa situazione e considerati i limiti e i rischi di fallimento associati a un approccio basato sulla neutralità tecnologica, la richiesta di una revisione delle normative europee sembra derivare da una prospettiva che non tiene pienamente conto di tutte le dimensioni rilevanti. Superare questa contraddizione è fondamentale per promuovere un dibattito pubblico costruttivo, rafforzare la fiducia nei mercati e sviluppare soluzioni coerenti per affrontare le complessità e le problematiche della transizione.


Il 16 ottobre 2024, SDA Bocconi, ECCO e Agora Verkehrswende hanno organizzato la Conferenza “Technology neutrality and the European Green Deal Which solutions for a competitive EU automotive sector?”, invitando economisti, decisori politici e rappresentanti dell’industria a discutere le migliori strategie per progettare politiche climatiche, sostenendo al contempo la trasformazione competitiva dell’industria dell’auto. La discussione si è concentrata sull’analisi dell’efficacia economica di una regolamentazione tecnologicamente neutrale, sui rischi di fallimenti di mercato associati a tale approccio e sulla necessità di integrare politiche specifiche per favorire l’innovazione e la competitività europea.

Oggi pubblichiamo gli atti della Conferenza per fare chiarezza sui rischi delle politiche tecnologicamente neutrali e sulle conseguenze allentare le regole degli standard di CO2 per le auto europei.

Leggi gli Atti della Conferenza

Leggi il discussion paper

 

Foto di Rathaphon Nanthapreecha

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