- ECCO think tank, in collaborazione con il think tank E3G e il Wuppertal Institute, pubblica oggi una nuova analisi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) italiano, disponibile sul sito del Green Recovery Tracker, completando la valutazione dei maggiori paesi europei
- Per il clima è la valutazione peggiore tra i paesi europei. Il Green Recovery Tracker stima che in Italia soltanto il 13% delle risorse complessive del piano vadano in progetti significativi per il clima. Molto meglio la Germania con il 21% e la Francia con il 23%, la Spagna con il 31%
- Manca un impulso per la transizione energetica e la decarbonizzazione. Il piano rispetta l’assegnazione contabile delle risorse secondo il regolamento europeo ma è inefficace nei tre pilastri della decarbonizzazione, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, la promozione dell’efficienza energetica e dell’infrastruttura per la mobilità elettrica. I diversi progetti contabilizzati per il clima in realtà perseguono altre finalità disperdendo le risorse e mostrano dei costi non proporzionali agli obiettivi climatici
- Il piano nel complesso strizza l’occhio al gas, con significative misure di sostegno al settore del biometano e dell’idrogeno, combinate all’assenza di una strategia per l’elettrificazione dei consumi finali. Caldaie a gas e autobus a gas potranno essere acquistati con i soldi del Recovery Plan, rallentando la penetrazione di pompe di calore e bus elettrici.
Il “verdetto” è del Green Recovery Tracker, una piattaforma online, ideata dall’Istituto di ricerca tedesco Wuppertal Institute e il think thank E3G, in collaborazione con ECCO think tank.
Il Green Recovery Tracker ha l’obiettivo di fornire un’analisi sull’allineamento delle misure nazionali di ripresa con la transizione verde, considerando gli effetti delle singole misure contenute nei piani di ripresa nazionali rispetto a scelte significative e strategiche per la decarbonizzazione.
La metodologia di questo strumento ha permesso di stilare una valutazione dei piani nazionali di 17 Paesi.
La Spagna è stata per mesi in testa nella corsa al Recovery con il 31% dei fondi europei puntando in particolare su mobilità sostenibile urbana, cultura e turismo e l’innovazione del sistema produttivo; la Francia con investimenti su efficienza, elettrificazione e green transition raggiunge il 23%; la Germania con il suo “Deutscher Aufbau- und Resilienzplan”, per un totale di quasi 140 miliardi di euro, (di cui 28 dalla facility europea sulla quale raggiunge una quota di clima al 38%) vede una prevalenza di investimenti per le energie rinnovabili e la mobilità sostenibile.
In diversi paesi i piani si sono appoggiati su programmi di sostegno alla decarbonizzazione già esistenti prima del Covid-19 ed in questo si sconta la difficoltà dell’Italia a presentare progetti innovativi e trasformativi. In diversi paesi sono state identificate misure dannose per il clima mentre la valutazione del piano italiano non ha particolari criticità in questo.
“E’ il piano più importante e l’Europa ha bisogno di mostrare il successo della sua politica di risposta alla crisi da Covid-19. Il carisma di Draghi in Europa permette di fare questo. Ma un buon piano per l’Europa non è un buon piano per il clima in Italia. Con il progredire della legislazione europea sul clima nei prossimi anni è probabile che i diversi progetti dovranno maggiormente convergere sugli obiettivi di decarbonizzazione, ma per ora il piano è un’occasione mancata” commenta Matteo Leonardi, co-fondatore di ECCO think tank.
“Il piano dell’Italia non ha del tutto soddisfatto il potenziale della rivoluzione verde promessa da Draghi. Essendo l’Italia il più grande destinatario di risorse europee, è positivo vedere investimenti tanto necessari nella transizione energetica. Tuttavia, la soglia del 37% è raggiunta solo con un approccio puramente contabile di progetti che non necessariamente saranno efficaci per il clima. In questo momento storico, è più importante che mai garantire il miglior utilizzo delle risorse pubbliche. C’è ora un ruolo importante per la Commissione nell’elaborare raccomandazioni chiare e forti nelle prossime settimane per correggere la rotta” ha affermato Elisa Giannelli, Policy Advisor, E3G.
Il piano di ripresa dell’Italia raggiunge, infatti, una quota di spesa verde del 13% (16% al netto del fondo complementare), molto al di sotto del benchmark del 37% dell’UE.
Molti degli investimenti verdi nel piano possono solo portare a uno spostamento incrementale verso un’economia climaticamente neutra e sembrano piuttosto insignificanti rispetto alle esigenze di una transizione a livello economico verso la neutralità climatica. In particolare, notiamo la mancanza di un sostegno adeguato per i pilastri cruciali della transizione energetica, in particolare l’espansione della produzione di energia rinnovabile e l’uso diretto dell’elettricità, nonché le infrastrutture locali per la mobilità sostenibile.